La PEC europea, il cui nome è REM (Registered Electronic Mail), è un’email che risponde…
Il Web 2.0 (Parte 2)
Riprendiamo il discorso dal punto in cui lo abbiamo lasciato nel precedente articolo “Il Web 2.0 (Parte 1)”.
Dunque, stavamo dicendo che era venuto il momento di lasciarci alle spalle le considerazioni sul Web 1.0 e di avvicinarsi finalmente al Web 2.0 per comprendere meglio il fenomeno.
Che cos’è allora il web 2.0?
Per rispondere correttamente è sufficiente cambiare la domanda e anziché chiedersi “che cos’è il web 2.0?” domandarsi: “ho la possibilità di far conoscere la mia voce in rete, da solo, senza dovermi rivolgere ad un tecnico del web?”. La risposta oggi è si.
Potreste infatti utilizzare i servizi gratuiti di social networking e microblogging, aprirvi un profilo su Facebook, LinkedIn, Google+, Twitter, Myspace, o un proprio Blog personale. Potreste anche andare oltre “voi stessi” e scrivere contenuti per Wikipedia, pubblicare un video su YouTube, commentare i contributi prodotti da altre persone.
Questa è la risposta a chi domanda “che cos’è il Web 2.0?”.
Non si tratta quindi di una differenziazione tecnica, tecnologica, infrastrutturale o di paradigma del web “statico” contrapposto al “dinamico”. Le tecnologie e i linguaggi per lo sviluppo dei siti web dinamici infatti esistevano anche prima del Web 2.0, tanto che erano ampiamente diffusi i siti di eCommerce, guestbook, motori di ricerca, booking online, webmail, forum e chat.
Si tratta invece di una differenziazione di natura sociale e che consiste nella possibilità di partecipazione autonoma alla creazione e allo sviluppo dei contenuti della rete (User-generated content), possibilità che prima era appannaggio esclusivo di esperti tecnici del settore chiamati webmaster.
Questo è ciò che veramente contraddistingue il nuovo scenario evolutivo del Web e che lo differenzia così tanto dal precedente da sentire la necessità (oppure è solo una strategia di Marketing?) di ricorrere ad un nuovo nome per identificarlo: Web 2.0.
E per le aziende cosa cambia? Leggetelo nel prossimo articolo “Web 2.0 – Cosa cambia per le aziende“.